Le isole fortunate – poesia di Pessoa

Quale voce viene sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.
E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando,
tace la voce, e solo c’è il mare.
Stanca Essere
Stanca essere, sentire duole,
pensare distrugge.
Estranea a noi e fuori,
frana l’ora e tutto in essa frana.
Inutilmente l’anima piange.
A cosa serve? E cosa deve servire?
Abbozzo pallido e lieve
del sole invernale che ride sul mio letto…
Vago sussurro breve.
Delle piccole voci con cui il mattino
si desta,della futile promessa
del giorno,morta sul nascere,
nella speranza assurda e remota
nella quale l’anima confida.
Nulla mi lega a nulla.
Voglio cinquanta cose
allo stesso tempo.
Bramo con un’angoscia
di fame di carne
quel che non so cosa sia-
definitivamente l’indefinito.
Dormo irrequieto
e vivo in un irrequieto sognare
di chi dorme irrequieto,
mezzo sognando.

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