Il pugile – Roberto Toppi

Roberto aveva 40 anni. Era stato un buon pugile, un bel medio massimo

182×90 agile e un buon gancio sinistro. Era un mancino molto potente.

A causa del suo carattere buonista, la sua carriera neanche incominciò

se così si può dire, nel senso che di incontri da semiprofessionista ne aveva fatti,

ma quando c’era da far male si tirava indietro.

Ad un raduno a Ostia, vinse ai punti quando poteva tranquillamente buttare giù

l’avversario.

Quella serata sarebbe stata il trampolino di lancio verso il professionismo.

C’erano parecchi tecnici del settore a vedere Roby e altri pugili, e la sua prestazione, oltre ad essere stata presa come mancanza di rispetto per l’altro pugile, fu anche vista come tale mancanza per lo stesso pugilato.

Aveva 26 anni e non era la prima volta che i manager si interessavano a Roby.

In palestra l’allenatore il sig. Claudio per giorni lo schivava.

Quando Roby: “Scusa Claudio qualcosa non va?”

“Me lo chiedi pure, sai chi ti era venuto a vedere sabato scorso,

Cesaretti, e lo sai che voleva? Cercava un buon pugile da inserire nei massimi,

era interessato a te”

E Roby: “Ho vinto che volete, che uccida l’avversario”.

Claudio con calma prese fiato e disse: “Siediti e ascolta. Anni fa ho visto un incontro a Città della Pieve, c’era un ragazzo proprio forte come te, che giocava quasi con l’altro. Quando a una ripresa, il ragazzo in difficoltà si alza, va vicino all’altro pugile e gli dice, ”o bellino sei salito per boxare o cosa, mi stai offendendo, voglio vedere quanto valgo”.

Comincia la ripresa, mi pare la sesta, bom bom e quello forte lo stende.

Finisce l’incontro si abbracciano e il pugile che perde gli dice: ”Cosi si fa, grazie sei

forte, ho capito i miei limiti”.

“Questo per dirti, che oltre ad aver offeso l’avversario, hai offeso questo sport.

Sono anni che puoi mettere al tappeto chiunque, se non te la senti, cambia sport

Ti vorrò sempre bene uguale”.

Passano gli anni, Roby si sposa ha una figlia, tira avanti con lavori saltuari, continua

con la boxe al livello amatoriale. 

C’è da dire che la moglie Paola sperava molto in lui come pugile, ma forse si era

innamorata di lui proprio per il suo animo gentile, e lo capiva se non se la sentiva di

picchiare forte. Il tempo passa, e fra una delusione e un’altra nel lavoro per andare avanti, Roby entra in un mondo poco raccomandabile, la boxe clandestina in bar a porte chiuse, pub e garage, famosa in Inghilterra con il nome di “Bareknuckleboxing (letteralmente “boxe a nocche nude”) .Pagavano molto, e Roberto si era prefissato di farlo per un solo periodo, il tempo di pagare un po’ di debiti. A 40 anni era ancora veramente forte Roby, ed essendo ancora un bel pugile riusciva ancora a vincere senza farsi troppo male ne a lui e ne agli avversari.

Certo, a mani nude per quanto vuoi stare attento, le ferite sul volto erano

inevitabili, ma la media di un incontro al mese Roby poteva sostenerla.

Spinto dalla necessità non aveva più problemi a buttare al tappeto gli

avversari, senza però infierire più del dovuto, lo faceva per la famiglia.

Un giorno, dopo un incontro, vinto facilmente, Roby incrocia lo sguardo con un

signore anziano che lo fissava.

Era il sig. Claudio.

Emozionato ruppe il ghiaccio per primo: “Claudio, sei proprio tu?”

“Qualcuno mi ha detto che ti avrei trovato qui, sono di passaggio per visionare

un ragazzo che combatte domani sera a fiumicino, sono anni che vivo al nord

ma questo lo sapevi”

“Sei ancora nel campo?”

“Sono vecchio ormai, mi godo la vita, ma ogni tanto faccio un favore ad un

amico e visiono qualche buon pugile”.

E Roby sorridendo: “Mi trovi ancora in forma?”

“Questi non sono pugili lo sai, e poi come sei finito a fare ste stronzate?

Comunque sono fatti tuoi, però hai ancora un gancio micidiale, e ho notato che anche qui, eviti di far male”.

“Claudio, lo sai del pugilato mi è sempre piaciuta la scherma, non di far

male, ma sono vecchi discorsi, dai parlami un po’ di te”.

La serata proseguì tra una birra e un panino, raccontandosi le proprie vite.

“Questo è il mio indirizzo se passi per Milano”.

Baci, abbracci e un altro giorno stava per arrivare. Da un po’ Roby faceva il garagista notturno, e di mattina aiutava ad un mobilificio, e una sera un tipo non molto raccomandabile il sig. Montanari (quello che organizzava gli incontri clandestini) parcheggiando il suo Carrerasi rivolge al nostro pugile: “Lo sai chi viene a Roma tra una settimana? Viene Ross Jones, il campione in carica irlandese del Bare Knuckle Boxing riconosciuto da una specie di federazione locale”.

“Mi spiace non seguo molto, io combatto per soldi ogni tanto lo sa.”

“E’ di soldi che ti volevo parlare, pare che jones vorrebbe sfidare un

italiano, ma qui non essendo riconosciuto questo sport, la cosa resterebbe tra

noi ,capisci come ”. E Roby: “Ma come questo è un campione ed è disposto ad un incontro clandestino”.

“Che parole grosse campione! É seguito da qualche ubriacone lì in Irlanda e a loro sai piace menar le mani. Ho un aggancio per organizzare un combattimento, e pagano molto ma molto bene.”

A quel punto Roby si informò su questo Ross Jones, e vide anche dei

filmati su YouTube.

Era davvero una bestia, a parte fisicamente, ma quando picchiava si vedeva proprio che godeva a far male, ma i soldi erano davvero tanti e aveva un mese di tempo per prepararsi, quindi accettò.

L’incontro si sarebbe tenuto a porte chiuse in un vecchio cinema di Ostia, ora adibito a sala giochi.

Nei giorni successivi, allenamenti duri e molto fiato per Roberto con l’intento di

lavorare sulla velocità per schivare le cannonate dell’avversario.

Una sera distrutto dalla fatica, sia per il lavoro al mobilificio, e per i duri allenamenti

in palestra, Roby stava al bagno guardandosi davanti allo specchio quando……..

La sua immagine riflessa prese vita: “O scemo, ci sei o ci fai”.

Roby sgrana gli occhi e tra un misto di paura e stupore risponde: “Sei un sogno?”

“No parlo con te scemo, hai deciso di farci ammazzare?”

“Ma chi sei?”

“Sono il te un po’ più furbo e meno romantico, e non voglio morire per colpa tua

quindi ti porto con me”.

La parte riflessa di Roby uscì con una mano dallo specchio, prese se stesso per un

braccio e con forza tirò dentro entrambi.

All’interno si ritrovarono in una palestra di pugilato fantastica nel vero senso della

parola.

Specchi colorati, sacchi da boxe che colpendoli forte ridevano come fossero vivi,

pugili che saltavano su corde caramellate che mangiavano dopo aver saltato.

Uno seduto tutto arrabbiato che si mangiava i guantoni.

E Roby: “Ma che fa si mangia i guantoni”.

“Si se vuoi diventano di cioccolata qui, ma stai concentrato che ti devo presentare uno che ci aiuterà a non morire”

Sul ring poi, più si menavano più ridevano e due di loro: “Abbassi sempre le braccia, che brutto vizio anche quando combattevi”.

E boom un montante colpisce buttando a terra un pugile e quello da per terra ridendo

come un pazzo.

“Ahh! ahh! Hai ragione, ho perso un titolo”.

Roby confuso non capiva e rivolgendosi a se stesso: “Stiamo al circo o al manicomio, qui so tutti pazzi, dove mi hai portato”.

“Perché noi siamo sani che abbiamo accettato l’incontro con l’irlandese, dai intanto

che aspettiamo fa amicizia con qualcuno, fai un po’ di sacco riscaldati, io vado a

prendere il campione”.

Mentre aspettava Roby prese un paio di guantini da sacco appesi al muro, sperando non fossero di cioccolato e cominciò a tirare qualche colpo, quando alle spalle: “Non male quel sinistro.”

Roby si gira e : “Ma sei Jacopucci”.

“Si sono io, senti lascia stare le presentazioni e bla bla bla, ho visto l’irlandese,

guarda che mena Roby.”

“Angelo e va bè mo’ pure tu, e mi menerà che devo dirti”.

“Senti aspettando il campione, qualche consiglio te lo posso dare……..”

Seguirono attimi minuti o ore di consigli da parte di Jacopucci a Roberto,

lì, il tempo non esisteva.

Piano piano, la palestra si animava sempre di più, e Roby riconobbe un sacco di pugili del passato, chi parlava tra loro, chi si allenava, e come in trance rimase a guardare tutti i suoi idoli.

Riconobbe, Jack Dempsey, Primo Carnera, Sonny Liston, Rocky

Graziano, Max Baer,Tiberio Mitri, Sugar Ray Robinson e altri, tutti

pugili di cui Roby da appassionato conosceva le biografie, quando

ad un certo punto si ferma il vociferare ed entra lui, l’idolo indiscusso di Roberto.

Con una camminata calma e sicura, insieme all’altro Roby a pochi passi da lui,

si senti emozionato in maniera non descrivibile, non ci poteva credere stava per

conoscere Rocky Marciano.

“Allora Roby come va? Hai preso la tua decisione e sono qui per aiutarti”.

Non sapeva come chiamarlo, maestro, campione….

Quando come se gli leggesse il pensiero il campione disse: “Chiamami Rocky ok?”

“Rocky è un piacere conoscerla”

“Stai tra pugili, fratelli, se mi ridai del lei non ti alleno più” disse ridendo, e aggiunse: “Dai, dai indossa un paio di guanti e Sali sul ring, vediamo che sai fare”.

“Non mi dirai anche tu, che sto per incontrare una bestia”.

“Chi, l’Irlandese? No, quello come tutti i sbruffoni è si forte ma ha paura, e su

quella che dovremo lavorare, sulla gestione della paura”.

Roberto dopo aver rotto il ghiaccio, inizio a fare i guanti con il campione del mondo

dei massimi, l’unico al mondo a non avere mai perso, solo il fato con un aeroplano

poterono mettere al tappeto Marciano.

“Dai le combinazioni sono buone, doppia di più dai”.

Seguirono altri consigli tecnici, quando Marciano comincio a picchiare di brutto.

Una furia, colpi potenti e precisero al tappeto più volte si rialzava, ma sta volta

sentiva anche il dolore.

“Fermiamoci ragazzo, parliamo”.

Marciano si leva i guantoni, si mettono seduti a bordo ring e: “Sei un buon pugile, potresti essere stato uno di loro, sai perché ne stai prendendo così tante Roby?”

“Si sono Marciano ok” “ Ma è la paura che ti blocca.

Ti hanno sempre detto che hai paura di far male, non è vero e tu lo sai.

La paura ha molte forme, come quei pugili che si atteggiano a duri invece dentro

tremano come foglie. Sai perché non ho mai perso? Non ho mai avuto paura, e tu

ce l’hai invece.

Tu hai paura della violenza in genere, ma il pugilato non è violenza, è gestione della

violenza quando serve, è come una partita a scacchi, è come dici tu una scherma, non si sale per picchiare, ma per mettersi in gioco. Certo non si infierisce su un avversario

troppo debole, ma tu hai sempre evitato proprio.

Non è bontà Roby, è paura, togliti quella e nei tuoi limiti batti chiunque.

C’è un guerriero in te, se no non stavo qui a parlarti, dai rimetti i guantoni”.

Inizia la danza di Roby e Marciano sul ring, sventole da paura da entrambe le parti, e

Roby comincia a capire, più ne prende e più gli viene da ridere, e quindi pensò

“Ah, ecco perché tutti ridevano, non hanno più paura”.

E Marciano: “Dai Roby dai che ce la fai un ultimo sforzo”.

Roby non capiva di che sforzo stava parlando Rocky, quando vide una luce accecante e sentì: “Si sta riprendendo, ha aperto gli occhi”.

Roby stava in ospedale, e un inserviente mentre cambiava una flebo si accorse del

risveglio.

Per tutti i tre giorni che aveva perso conoscenza si erano dati i turni ad assisterlo la

moglie la figlia, e l’ex allenatore Claudio che quel pomeriggio stava li.

E dopo i controlli medici, che furono positivi…….

“Brutto stronzo ci hai fatto mettere una paura, ricordi qualcosa?”

“Si ricordo sprazzi del combattimento, frammenti, poi ho fatto un sogno strano, pareva reale, come è andata Cla?”

E il sig., Claudio

“Mai visto una cosa del genere, ma proprio non ricordi?”

“Ricordo tutto se intendi della mia vita ma del combattimento solo frammenti e la

brutta faccia dell’irlandese”

“Cla te le stava dando di brutto, alla 9 eri una maschera di sangue, quando ridendo ti

dice con cattiveria in italiano che e sei un fallito chiaramente per offenderti e ti molla

un gancio che ti stende. Cadi e non ti sei muovi per una manciata di secondi, io mi ero messo paura quando ti rialzi e sai che fai?

Roby non eri tu, ti muovevi come Marciano, guardia bassa, testa bassa e hai cominciato ad attaccare come un toro.

E mentre glie le davi, gli dicevi.

Hai paura vero? Lui ti picchiava e tu ridevi Roby, incredibile ma gli ridevi in faccia.

Poi l’hai steso ed è rimasto giù, e hai stravinto”.

“E come sono finito qua se ho vinto Cla”

“Gli amici dell’irlandese, uno è partito da dietro e ti ha spaccato una sedia in testa,

ed eccoti qua…”

Roby guadagna tanto da questo incontro, anche perché il sig. Claudio aveva puntato

molto su di lui, contro tutte le aspettative, e gli aveva donato tutto.

Si era finalmente sistemato, e mesi dopo accettò di allenare i ragazzi di una palestra

alla periferia di Roma.

Gli voleva insegnare il rispetto per la vita, che un altro pugile non è un avversario ma

un amico che ti mette alla prova, e soprattutto di non aver paura di niente.

Perché è la paura che crea i mostri, i più cattivi sono sempre i più paurosi.

Una sera al bagno davanti allo specchio, vide vicino a lui per un po’ nitidamente

Rocky Marciano

“Ehi, Roby, hai visto hai vinto” e aggiunse simpaticamente ridendo

“Non ti montare troppo la testa, ti aspetto, ricorda che mi devi un altro round”
Questo Racconto lo dedico a  Caterina Sardanelli.
Roberto Toppi.