La ragazza che ci ha servito la pizza sabato sera, vedova con una figlia di dieci anni, ha una laurea, due master e parla quattro lingue fra cui l’indiano.
Di giorno lavora in uno di quei posti che Zucconi definirebbe “squallido suk”, un mercatino di cinesi a due euro l’ora e la sera va a fare la cameriera dove capita.
Entrambi i lavori non sono in regola, perché quando devi allevare, nutrire, far studiare una figlia, pagare una casa, le bollette e sei sola non puoi star lì a sottilizzare, devi rimediare i soldi della giornata.
L’unica opportunità di lavoro vero gliel’ha offerta di recente un privato, anziché lo stato come dovrebbe almeno per i casi estremi di bisogno, un medico che si deve trasferire temporaneamente all’estero e al quale serve una traduttrice.
Così lei si dovrà trasferire e organizzare la sua vita e quella della figlia in un posto che non conosce, con tutte le novità che comporta un cambio di vita così netto e che non sono sempre positive, perché l’organizzazione di una madre che lavora è già difficile se hai qualcuno che ti aiuta, da sola diventa un’impresa eroica.
Quando ai Gramellini e compagnia ragliante viene in mente di prendere a calci in bocca la categoria dei dimenticati da dio e dalla politica: disoccupati, precari a vita, lavoratori in nero per necessità per dare l’idea di un paese dove chi è in età da lavoro fa lo schizzinoso, sempre per la famosa teoria dei lavori che gli italiani non vogliono più fare e per questo bisogna riempire l’Italia di manodopera straniera, disposta a lavorare anche in condizioni peggiori dovrebbe ricordarsi che le situazioni come quella che ho descritto in Italia non sono l’eccezione ma la regola e quando poi la regola s’incazza in tutte le lingue del mondo, tutti i torti non li ha.
Cristina Correani