Il senso della vita attraverso l’impegno sociale

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Tutti noi siamo interessati alla parte “concettuale” della nostra vita. La nostra esperienza terrena si scontra però ogni giorno con un contesto che spesso è degradato da corruzione e malaffare che deriva dalla mancata diffusione dei valori veri.

Ogni persona in grado di usare Internet dovrebbe porsi il problema di un consumo critico delle informazioni e di come sia possibile al giorno d’oggi evitare che politici e delinquenti (a volte è una ripetizione) influenzino la nostra vita culturale.

Pia Mancini ci mostra in quale direzione lei ha trovato il senso della vita proponendo una democrazia “aggiornata” ai tempi di Internet.

Buona visione

Marco Costanzo

0:11Ho la sensazione che siamo tutti d’accordo che ci stiamo spostando verso un nuovo modello di stato e società. Ma non abbiamo la più pallida idea di cosa sia o cosa dovrebbe essere. Sembra che dovremmo discutere di democrazia

0:31oggigiorno. Vediamola in questo modo: siamo cittadini del 21° secolo, che fanno del loro meglio per interagire con le istituzioni create per il 19° secolo basate sulla tecnologia del 15° secolo. Analizziamoalcune caratteristiche di questo sistema. Prima di tutto, è progettato per un’informatica vecchia di più di 500 anni. E il miglior sistema possibile che potrebbe essere progettato è quello in cui pochi prendono decisioni quotidiane a nome di molti. E i molti vanno a votare una volta ogni due anni. In secondo luogo, i costi di partecipazione a questo sistema sono incredibilmente alti. O avete un sacco di soldi e influenza, o dovete dedicare tutta la vita alla politica. Dovete diventare membro di un partito e farvi strada nella gerarchia fino a che, un giorno, forse, riuscirete a sedere a un tavolo dove si prendono decisioni. Non ultimo, il linguaggio del sistema — è incredibilmente criptico. È fatto per avvocati, da avvocati,

1:51e nessun altro lo capisce. È un sistema in cui possiamo scegliere le nostre autorità, ma siamo completamente tagliati fuori dal come queste autorità arrivano a decisioni. Quindi, in un’epoca in cui l’informatica ci permette di partecipare globalmente a qualunque conversazione, le nostre barriere all’informazione sono totalmente abbattute e possiamo, più che mai, esprimere i nostri desideri e le nostre preoccupazioni. Il nostro sistema politico è rimasto lo stesso negli ultimi 200 anni e si aspetta che ci accontentiamo di essere semplici destinatari passivi

2:37di un monologo. Quindi, non soprende che questo tipo di sistema sia solo in grado di produrre due tipi di risultato: silenzio o rumore. Silenzio, in termini di cittadini che non si fanno coinvolgere, che semplicemente non vogliono partecipare. C’è questo luogo comune che proprio non mi piace, ed è l’idea che noi cittadini siamo naturalmente apatici. Che evitiamo gli impegni. Ma si può veramente incolparci per non cogliere l’opportunità di andare in pieno centro città in un giorno lavorativo a partecipare fisicamente a un discorso pubblico che non ha alcun impatto? Il conflitto è destinato a verificarsi tra un sistema che non ci rappresenta più, né ha capacità di dialogo, e i cittadini che sono sempre più abituati a rappresentarsi da soli. E poi c’è il rumore: Cile, Argentina, Brasile, Messico Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti, sono tutte democrazie. I loro cittadini hanno accesso alle urne. Ma sentono ancora il bisogno,

3:56di scendere in strada per essere ascoltati. Mi sembrano gli slogan del 18° secolo che erano la base della formazione delle nostre moderne democrazie, “Niente tassazione senza rappresentazione,” oggi può essere aggiornata in “Niente rappresentazione senza conversazione.” Vogliamo il nostro posto a quel tavolo.

4:26E giustamente. Ma per poter prendere parte alla conversazione, dobbiamo sapere cosa vogliamo fare,perché l’azione politica possa passare dall’agitazione alla costruzione. La mia generazione è stata incredibilmente brava a usare le nuove reti e tecnologie per organizzare proteste, proteste che sono state in grado di imporre programmi, impedire leggi estremamente dannose, e anche rovesciare governi autoritari. E dovremmo esserne immensamente orgogliosi. Ma dobbiamo anche ammettere che non siamo stati bravi ad usare gli stessi sistemi e tecnologie per articolare con successo un’alternativa a quello che vediamo e trovare consenso e formare le alleanze necessarie

5:24per farlo accadere. Il rischio che affrontiamo è che possiamo creare questi enormi vuoti di potere che saranno rapidamente riempiti da poteri di fatto, come quello militare o gruppi altamente motivati e già organizzati

5:42che di solito si trovano agli estremi. Ma la nostra democrazia non è solo una questione di votazione una volta ogni due anni. Ma non è neanche la capacità di portare milioni di persone in strada. Quindi la domanda che vorrei sollevare qui, e credo sia la domanda più importante a cui dobbiamo rispondere, è questa: se Internet è la nuova carta stampata, allora cos’è la democrazia per l’era di Internet? Che istituzioni vogliamo creare

6:16per la società del 21° secolo? Per la cronaca: non ho la risposta. Non credo ce l’abbia nessuno. Ma credo fermamente che non possiamo più permetterci di ignorare la domanda. Vorrei quindi condividere la nostra esperienza e quello che abbiamo imparato finora e, speriamo, contribuire un po’

6:36a questa conversazione. Due anni fa, con un gruppo di amici argentini, abbiamo iniziato a pensare, “come possiamo spingere, i nostri rappresentanti eletti, a rappresentarci?” Marshall McLuhan una volta ha detto che la politica è risolvere i problemi di oggi con gli strumenti di ieri. La domanda che ci ha motivato era, possiamo cercare di risolvere alcuni problemi di oggi con gli strumenti che usiamo quotidianamente? Il nostro primo approccio è stato progettare e sviluppare un software chiamato DemocracyOS. DemocracyOS è un’applicazione web open-source progettata per diventare il ponte tra i cittadini e i loro rappresentanti

7:27per rendere più facile la partecipazione dal quotidiano. Prima di tutto, ci si informa in modo che ogni nuovo progetto introdotto al Congresso venga immediatamente tradotto e spiegato in parole semplici su questa piattaforma. Ma sappiamo tutti che il cambiamento sociale non verrà solo dall’avere maggiori informazioni, ma nel farne uso. Quindi un miglior accesso all’informazione dovrebbe portare a una conversazione su quello che vogliamo fare dopo, e DemocracyOS permette di farlo. Perché crediamo che la democrazia sia non solo questione di accumulazione di preferenze, una sopra l’altra, ma che il nostro dibattito politico sano e robusto

8:14dovrebbe essere, ancora una volta, uno dei suoi valori fondamentali. Quindi DemocracyOS significa convincere e farsi convincere. Vuol dire raggiungere un consenso così come trovare il modo giusto di incanalare il nostro disaccordo. Infine, si può votare come si vorrebbe che votasse il proprio rappresentante. E se non ci si sente a proprio agio a votare su un determinato problema, si può sempre delegare il voto a qualcun altro, consentendo

8:44l’emergere di una leadership sociale dinamica e emergente. Improvvisamente è diventato facile per noisemplicemente confrontare questi risultati con il voto dei nostri rappresentanti al Congresso. Ma è anche diventato evidente che la tecnologia non risolve tutto. Serviva anche trovare attori in grado di afferrare questa conoscenza distribuita nella società e usarla per prendere decisioni migliori e più giuste. Ci siamo quindi rivolti a partiti politici tradizionali e abbiamo offerto loro DemocracyOS. Abbiamo detto, “Guardate, qui avete una piattaforma da usare per costruire una conversazione a due vie con gli elettori.” E sì, abbiamo fallito. Abbiamo fallito alla grande. Siamo stati mandati via come bambini. Tra le altre cose, siamo stati chiamati ingenui. E devo essere onesta: con il senno di poi, credo che lo fossimo. Perché le sfide che affrontiamo, non sono tecnologiche, sono culturali. I partiti politici non sono mai stati disposti a cambiare il modo in cui prendono decisioni. Improvvisamente è diventato ovvio che se volevamo portare avanti l’idea,

10:04dovevamo farlo da soli. Abbiamo fatto un atto di fede, e ad agosto lo scorso anno, abbiamo fondato un nostro partito politico, El Partido de la Red, o il Net Party, a Buenos Aires. E facendo un atto di fede ancora più grande, ci siamo candidati alle elezioni a ottobre lo scorso anno con questa idea: se vogliamo un seggio al Congresso, il nostro candidato, i nostri rappresentanti avrebbero sempre votato secondo quanto deciso dai cittadini su DemocracyOS. Ogni singolo progetto introdotto dal Congresso, avremmo votato secondo quanto deciso dai cittadini su una piattaforma online. Era il nostro modo di attaccare il sistema politico. Abbiamo capito che se volevamo far parte della conversazione, avere un posto a quel tavolo, dovevamo diventare validi interlocutori,

11:02e l’unico modo di farlo è giocare secondo le regole del sistema. Ma attaccavamo nel senso chestavamo radicalmente cambiando il modo di prendere decisioni di un partito politico. Per la prima volta, prendevamo le nostre decisioni insieme a coloro

11:21che erano direttamente coinvolti in queste decisioni. È stato un passo molto audace per un partito nato da due mesi nella città di Buenos Aires. Ma ha catturato l’attenzione. Abbiamo ottenuto 22 000 voti, ossia l’1,2 per cento, e siamo arrivati secondi a livello locale. Quindi, anche se non era abbastanza per un seggio al Congresso, era sufficiente per far parte della conversazione, al punto che il mese prossimo, il Congresso, in quanto istituzione, lancerà per la prima volta nella storia dell’Argentina, un DemocracyOS per discutere, con i cittadini, tre testi legislativi: due sul trasporto urbano

12:07e uno sull’uso dello spazio pubblico. Certo, i nostri rappresentanti eletti non stanno dicendo, “Sì, voteremo secondo la decisione dei cittadini,” ma sono disposti a tentare. Sono disposti ad aprire un nuovo spazio per l’impegno dei cittadini e speriamo

12:25siano disposti anche ad ascoltare. Il nostro sistema politico può essere trasformato, non sovvertendolo, distruggendolo, ma ricollegandolo con gli strumenti

12:40che Internet ci offre oggi. La vera sfida è trovare, progettare, creare, responsabilizzare questi nodi in grado di innovare, di trasformare il rumore e il silenzio in segnali e portare finalmente le nostre democrazie

12:59nel 21° secolo. Non sto dicendo che sia facile. Ma per esperienza, abbiamo la possibilità di farlo funzionare. E il cuore mi dice che vale assolutamente la pena di provare. Grazie. (Applausi)